BUONA PASQUA HAPPY EASTER Joyeuses Pâques FROHE OSTERN PASG HAPUS FELIZ PASCUA GLAD PÅSK Καλό Πάσχα Happy CΑSCA Хрыстос уваскрэс God pеske God pĺske Vrolijk Pasen Wesołych Świąt FELIZ PĮSCOA Iyi Paskalyalar Христос воскрес Boldog Hъsvéti Ünnepeket Paşte fericit Христос воскрес Срећан Ускрс Љťastné Veľká noc Vesela Velika noč חג פסחא שמח عيد فصح سعيد Gëzuar Pashkët Честит Великден FELIЗ PASQUA Šťastné Velikonoce SRETAN USKRS Head ülestőusmispüha Maligayang Pasko ng Pagkabuhay Hyvää Pääsiäistä Selamat hari Paskah Priecīgas Lieldienas Linksmų Velykų Велигденските Selamat hari Paskah HAPPY Għid عید پاک مبارک Lк Phục Sinh vui vẻ Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it Siti Internet:

http://www.cristo-re.eu ; http://www.cristo-re.it;

http://www.maria-tv.eu ;http://www.web-italia.eu

http://www.engineering-online.eu;

http://www.mondoitalia.net ;

dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file clicca sopra

Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

Aderite all"

ORDINE LAICO dei "CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Ingegneria Impianti Industriali Elettrici Antinvendio

Per. Ind. G. Dalessandro

Il mio pensiero e la mia professionalità nei miei Siti Web

 

Bella Italia http://www.miglionico web.it Prof.. Labriola

 

 MILANO D'UOMO

Foto di MILANO

in sequenza clicca qui sopra

 TARANTO CASTELLO

Foto di TARANTO

clicca qui sopra

TA1 - TA2 - TA3

MIGLIONICO CROCIFISSO

XV SECOLO POLITTICO XV

Cima da Conegliano

clicca qui sopra

MG1.- MG2.- MG3.-

ROMA FONT. di TREVI

.1. .2. .3.

.4. .5. .6.

.7.

MATERA SASSI

Per vedere altre foto clicca qui sopra

MARTINA

S. MARTINO

.1. -.2. -.3. -.4. -.5. -.6. -.7. -.8.

Links: VATICANO LEV

Parrocchia Cristo Re Martina

http://www.parrocchie.it/ martinafranca/cristore.it

CHIESA CATTOLICA

Http://www.santiebeati.it

http://www.lachiesa.it

RADIO MARIA

http://www.cismitalia.org/ http://www.usmi.pcn.net http://www.ciisitalia.it

http://www.fratiminori lecce.org/node/342

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-29 ad oggi 2010-06-30 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

 

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

…..

 

 

 

 

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-28 ad oggi 2010-06-30

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2010-06-30

30 Giugno 2010

LOTTA ALLA MALAVITA

Pisanu: la mafia non ha rinunciato

a influire sulla politica

Cosa Nostra, anche oggi, non ha rinunciato a influire sulla politica. L'allarme è stato lanciato oggi dal presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu. Concludendo le sue comunicazioni alla Commissione parlamentare riferite ai grandi delitti e alle stragi di mafia del 1992-93, Pisanu ha ricordato che da quegli anni a oggi "bloccato il suo braccio militare, Cosa Nostra ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere. Ma da allora ad oggi - ha proseguito Pisanu - ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia è cresciuta grandemente una opposizione sociale alla mafia - ha ricordato - che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine".

Anche per questo, ha proseguito Pisanu, Cosa Nostra "ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica. Al contrario, con l'espandersi del suo potere economico - ha poi detto - ha sentito sempre più il bisogno di proteggere i suoi affari e i suoi uomini, specialmente con gli strumenti della politica comunale, regionale, nazionale ed europea".

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2010-06-30

l'analisi sviluppata dal presidente della commissione antimafia

Pisanu: "Dietro le stragi intreccio

tra politica e apparati deviati"

"Trattativa? Ci fu qualcosa del genere. Nel '92-'93 la democrazia è stata in pericolo". Grasso: servono prove

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Mori indagato con Riina e Provenzano (30 giugno 2010)

*

"Provenzano "consegnò" Riina ai carabinieri in cambio dell'impunità" (2 febbraio 2010)

l'analisi sviluppata dal presidente della commissione antimafia

Pisanu: "Dietro le stragi intreccio

tra politica e apparati deviati"

"Trattativa? Ci fu qualcosa del genere. Nel '92-'93 la democrazia è stata in pericolo". Grasso: servono prove

Il senatore Giuseppe Pisanu (Fotogramma)

Il senatore Giuseppe Pisanu (Fotogramma)

MILANO - "È ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica". È l'analisi sviluppata dal presidente della commissione parlamentare Antimafia Beppe Pisanu nella sua relazione su "I grandi delitti e le stragi di mafia '92-'93", illustrata mercoledì all'organismo di inchiesta che dirige.

DEMOCRAZIA IN PERICOLO - Alle spalle delle stragi - afferma Pisanu - si mosse "un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato. La spaventosa sequenza del '92-'93 ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico, ma produsse effetti divergenti". Da un lato ci fu il senso di "smarrimento politico-istituzionale che fece temere al presidente del Consiglio di allora l'imminenza di un colpo di Stato". Dall'altro determinò "un tale innalzamento delle misure repressive che indusse Cosa Nostra a rivedere le proprie scelte e prendere la strada dell'inabissamento. Nello spazio di questa divergenza si aggroviglia quell'intreccio che più volte abbiamo visto riemergere dalle viscere del Paese". Pisanu indica quindi l'orizzonte del dibattito in commissione: "Di fronte a eventi terribili si giustappongono senza mai fondersi tre verità, quella giudiziaria, quella politica e quella storica, che si basano su metodi di ricerca e su fonti diverse con la conseguenza di dare luogo a risultati parziali e insoddisfacenti. La verità politica interessa tutti noi per cercare di spiegare ai nostri elettori quale pericolo ha corso la democrazia in quel biennio e come si è riuscito a evitarlo".

DUE TRATTATIVE - Quindi ha ricostruito dettagliatamente i passaggi degli "omicidi eccellenti" e delle stragi a partire da quella mancata dell'Addaura, dicendo che ormai vi sono notizie "abbastanza chiare" su due trattative: "Quella tra Mori e Ciancimino, che forse fu la deviazione di un'audace attività investigativa, e quella tra Bellini-Gioè-Brusca-Riina, da cui nacque l'idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato". Citando Falcone, Pisanu ha sostenuto che "non esistono "terzi livelli" di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di Cosa Nostra", e quindi "ipotizzare l'esistenza di centrali del crimine, burattinai e grandi vecchi che dall'alto dettano l'agenda o tirano le fila della mafia, significa peccare di rozzezza intellettuale". Ma dalla storia di quegli anni e dalle esperienze di personaggi politici e giudiziari di prim'ordine, se emerge "l'estraneità del governo alla trattativa" con la mafia, non si può escludere che "qualcosa del genere ci fu e Cosa Nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza". Sulla strage di via D'Amelio e sugli sviluppi successivi - ipotizza Pisanu - "la trattativa ebbe un impatto rilevante".

INTERVENTI ESTERNI - "Anche la semplice narrazione dei fatti induce a ritenere che vi furono interventi esterni alla mafia nella programmazione ed esecuzione delle stragi - si legge ancora nella relazione -. Fin dall'agosto del '93 un rapporto della Dia aveva intravisto e descritto un'aggregazione di tipo orizzontale, in cui rientravano, oltre alla mafia, talune logge massoniche di Palermo e Trapani, gruppi eversivi di destra, funzionari infedeli dello Stato e amministratori corrotti. Sulla stessa linea, pur restringendo il campo, il procuratore di Caltanissetta Lari ha sostenuto recentemente che Cosa Nostra non è stata eterodiretta da entità altre, ma che al tavolo delle decisioni si siano trovati, accanto ai mafiosi, soggetti deviati dell'apparato istituzionale che hanno tradito lo Stato con lo scopo di destabilizzare il Paese mettendo a disposizione un know-how strategico e militare". A luglio lo stesso procuratore - spiega Pisanu - aveva anticipato che, dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, "le investigazioni hanno lasciato la pista puramente mafiosa e puntano a scoprire un patto fra i boss di Cosa Nostra e servizi segreti". "Probabilmente - conclude l'ex ministro dell'Interno - Provenzano fu insieme a Ciancimino tra i protagonisti di trattative del genere, mentre Riina ne fu, almeno in parte, la posta. Trattative complesse e a tutt'oggi oscure, nelle quali entrarono a vario titolo, per convergenza di interessi, soggetti diversi, ma tutti dotati di un concreto potere contrattuale da mettere sul piatto. Altrimenti Cosa Nostra li avrebbe rifiutati".

MAFIA E POLITICA - Pisanu ha osservato che l'elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-Stato era l'abolizione dell'articolo 41 bis (carcere duro) e il "ridimensionamento di tutte le attività di prevenzione e repressione". A riscontro cita una "singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del '93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell'anno precedente". "Cosa Nostra - prosegue - ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica. Bloccato il braccio militare, ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere. Ma dagli anni '90 a oggi ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia è cresciuta grandemente un'opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine".

"NARRACCI FORSE INDAGATO" - In particolare nel capitolo dedicato alla strage di via D'Amelio, Pisanu scrive che "le prime indagini avrebbero subito rilevanti forzature anche ad opera di funzionari della polizia legati ai servizi segreti. Ora è legittimo chiedersi se tali forzature nacquero dall'ansia degli investigatori di dare una risposta appagante all'opinione pubblica sconvolta o se invece nacquero da un deliberato proposito di depistaggio. Sulla scena, comunque, riappaiono le ombre dei servizi segreti. Prima fra tutte, quella del dottor Lorenzo Narracci a quanto pare indagato a Caltanissetta". Sempre riferendosi all'ex funzionario del Sisde e collaboratore di Bruno Contrada e tuttora in servizio all'Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), Pisanu scrive ancora: "Spatuzza lo ha vagamente riconosciuto in fotografia come persona esterna a Cosa Nostra; mentre Massimo Ciancimino, testimone piuttosto discusso, lo ha indicato come accompagnatore del misterioso signor Franco o Carlo", che secondo il figlio dell'ex sindaco di Palermo avrebbe seguito il padre nel corso della "trattativa". La Procura di Caltanissetta non commenta la notizia dell'iscrizione di Narracci nel registro degli indagati, ma fonti giudiziarie citate dall'agenzia Ansa la confermano. L'indiscrezione era stata anticipata il 27 maggio da alcuni organi di stampa che tuttavia non avevano fatto il nome di Narracci.

GRASSO: SERVONO PROVE - "Le teorie sono belle ma nei processi abbiamo bisogno delle prove giudiziarie. Le prove costruite su tante fonti non hanno mai consentito di costruire la prova penale individualizzante in grado di accertare responsabilità". Così il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla relazione di Pisanu, al termine della sua audizione sul ddl intercettazioni alla commissione Giustizia della Camera. L'ex ministro ha replicato di aver "chiarito, fin dalle prime battute della mia relazione, che di fronte a vicende drammatiche e complesse come quelle dei grandi delitti e delle stragi di mafia del 1992-'93, ci sono tre verità diverse, difficili da contemperare: quella giudiziaria, quella politica e quella storica. Come è facile capire, la mia relazione è soltanto politica e non ha la benché minima pretesa di stabilire verità giudiziarie".

Redazione online

30 giugno 2010

 

 

 

 

l'analisi sviluppata dal presidente della commissione antimafia

Pisanu: "Dietro le stragi intreccio

tra politica e apparati deviati"

"Trattativa? Ci fu qualcosa del genere. Nel '92-'93 la democrazia è stata in pericolo". Grasso: servono prove

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Mori indagato con Riina e Provenzano (30 giugno 2010)

*

"Provenzano "consegnò" Riina ai carabinieri in cambio dell'impunità" (2 febbraio 2010)

l'analisi sviluppata dal presidente della commissione antimafia

Pisanu: "Dietro le stragi intreccio

tra politica e apparati deviati"

"Trattativa? Ci fu qualcosa del genere. Nel '92-'93 la democrazia è stata in pericolo". Grasso: servono prove

Il senatore Giuseppe Pisanu (Fotogramma)

Il senatore Giuseppe Pisanu (Fotogramma)

MILANO - "È ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica". È l'analisi sviluppata dal presidente della commissione parlamentare Antimafia Beppe Pisanu nella sua relazione su "I grandi delitti e le stragi di mafia '92-'93", illustrata mercoledì all'organismo di inchiesta che dirige.

DEMOCRAZIA IN PERICOLO - Alle spalle delle stragi - afferma Pisanu - si mosse "un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato. La spaventosa sequenza del '92-'93 ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico, ma produsse effetti divergenti". Da un lato ci fu il senso di "smarrimento politico-istituzionale che fece temere al presidente del Consiglio di allora l'imminenza di un colpo di Stato". Dall'altro determinò "un tale innalzamento delle misure repressive che indusse Cosa Nostra a rivedere le proprie scelte e prendere la strada dell'inabissamento. Nello spazio di questa divergenza si aggroviglia quell'intreccio che più volte abbiamo visto riemergere dalle viscere del Paese". Pisanu indica quindi l'orizzonte del dibattito in commissione: "Di fronte a eventi terribili si giustappongono senza mai fondersi tre verità, quella giudiziaria, quella politica e quella storica, che si basano su metodi di ricerca e su fonti diverse con la conseguenza di dare luogo a risultati parziali e insoddisfacenti. La verità politica interessa tutti noi per cercare di spiegare ai nostri elettori quale pericolo ha corso la democrazia in quel biennio e come si è riuscito a evitarlo".

DUE TRATTATIVE - Quindi ha ricostruito dettagliatamente i passaggi degli "omicidi eccellenti" e delle stragi a partire da quella mancata dell'Addaura, dicendo che ormai vi sono notizie "abbastanza chiare" su due trattative: "Quella tra Mori e Ciancimino, che forse fu la deviazione di un'audace attività investigativa, e quella tra Bellini-Gioè-Brusca-Riina, da cui nacque l'idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato". Citando Falcone, Pisanu ha sostenuto che "non esistono "terzi livelli" di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di Cosa Nostra", e quindi "ipotizzare l'esistenza di centrali del crimine, burattinai e grandi vecchi che dall'alto dettano l'agenda o tirano le fila della mafia, significa peccare di rozzezza intellettuale". Ma dalla storia di quegli anni e dalle esperienze di personaggi politici e giudiziari di prim'ordine, se emerge "l'estraneità del governo alla trattativa" con la mafia, non si può escludere che "qualcosa del genere ci fu e Cosa Nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza". Sulla strage di via D'Amelio e sugli sviluppi successivi - ipotizza Pisanu - "la trattativa ebbe un impatto rilevante".

INTERVENTI ESTERNI - "Anche la semplice narrazione dei fatti induce a ritenere che vi furono interventi esterni alla mafia nella programmazione ed esecuzione delle stragi - si legge ancora nella relazione -. Fin dall'agosto del '93 un rapporto della Dia aveva intravisto e descritto un'aggregazione di tipo orizzontale, in cui rientravano, oltre alla mafia, talune logge massoniche di Palermo e Trapani, gruppi eversivi di destra, funzionari infedeli dello Stato e amministratori corrotti. Sulla stessa linea, pur restringendo il campo, il procuratore di Caltanissetta Lari ha sostenuto recentemente che Cosa Nostra non è stata eterodiretta da entità altre, ma che al tavolo delle decisioni si siano trovati, accanto ai mafiosi, soggetti deviati dell'apparato istituzionale che hanno tradito lo Stato con lo scopo di destabilizzare il Paese mettendo a disposizione un know-how strategico e militare". A luglio lo stesso procuratore - spiega Pisanu - aveva anticipato che, dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, "le investigazioni hanno lasciato la pista puramente mafiosa e puntano a scoprire un patto fra i boss di Cosa Nostra e servizi segreti". "Probabilmente - conclude l'ex ministro dell'Interno - Provenzano fu insieme a Ciancimino tra i protagonisti di trattative del genere, mentre Riina ne fu, almeno in parte, la posta. Trattative complesse e a tutt'oggi oscure, nelle quali entrarono a vario titolo, per convergenza di interessi, soggetti diversi, ma tutti dotati di un concreto potere contrattuale da mettere sul piatto. Altrimenti Cosa Nostra li avrebbe rifiutati".

MAFIA E POLITICA - Pisanu ha osservato che l'elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-Stato era l'abolizione dell'articolo 41 bis (carcere duro) e il "ridimensionamento di tutte le attività di prevenzione e repressione". A riscontro cita una "singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del '93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell'anno precedente". "Cosa Nostra - prosegue - ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica. Bloccato il braccio militare, ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere. Ma dagli anni '90 a oggi ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia è cresciuta grandemente un'opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine".

"NARRACCI FORSE INDAGATO" - In particolare nel capitolo dedicato alla strage di via D'Amelio, Pisanu scrive che "le prime indagini avrebbero subito rilevanti forzature anche ad opera di funzionari della polizia legati ai servizi segreti. Ora è legittimo chiedersi se tali forzature nacquero dall'ansia degli investigatori di dare una risposta appagante all'opinione pubblica sconvolta o se invece nacquero da un deliberato proposito di depistaggio. Sulla scena, comunque, riappaiono le ombre dei servizi segreti. Prima fra tutte, quella del dottor Lorenzo Narracci a quanto pare indagato a Caltanissetta". Sempre riferendosi all'ex funzionario del Sisde e collaboratore di Bruno Contrada e tuttora in servizio all'Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), Pisanu scrive ancora: "Spatuzza lo ha vagamente riconosciuto in fotografia come persona esterna a Cosa Nostra; mentre Massimo Ciancimino, testimone piuttosto discusso, lo ha indicato come accompagnatore del misterioso signor Franco o Carlo", che secondo il figlio dell'ex sindaco di Palermo avrebbe seguito il padre nel corso della "trattativa". La Procura di Caltanissetta non commenta la notizia dell'iscrizione di Narracci nel registro degli indagati, ma fonti giudiziarie citate dall'agenzia Ansa la confermano. L'indiscrezione era stata anticipata il 27 maggio da alcuni organi di stampa che tuttavia non avevano fatto il nome di Narracci.

GRASSO: SERVONO PROVE - "Le teorie sono belle ma nei processi abbiamo bisogno delle prove giudiziarie. Le prove costruite su tante fonti non hanno mai consentito di costruire la prova penale individualizzante in grado di accertare responsabilità". Così il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha risposto ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla relazione di Pisanu, al termine della sua audizione sul ddl intercettazioni alla commissione Giustizia della Camera. L'ex ministro ha replicato di aver "chiarito, fin dalle prime battute della mia relazione, che di fronte a vicende drammatiche e complesse come quelle dei grandi delitti e delle stragi di mafia del 1992-'93, ci sono tre verità diverse, difficili da contemperare: quella giudiziaria, quella politica e quella storica. Come è facile capire, la mia relazione è soltanto politica e non ha la benché minima pretesa di stabilire verità giudiziarie".

Redazione online

30 giugno 2010

 

 

 

 

IL CASO

Ciancimino: "Mio figlio rifiutato

dalla scuola per il suo cognome"

L'accusa: "L'ho iscritto alla prima elementare

del collegio San Luigi di Bologna, ma non lo vogliono"

Massimo Ciancimino

Massimo Ciancimino

"Dopo la regolare iscrizione e il versamento del pagamento della retta all'istituto religioso "Collegio San Luigi" di Bologna, mio figlio Vito Andrea è stato rifiutato perchè non gradito a causa del suo cognome". E’ questa la denuncia di Massimo Ciancimino, diffusa oggi dall’agenzia di stampa Adnkronos.

LA DENUNCIA - "E’ con molta amarezza che ancora oggi, mentre c’è chi inneggia a falsi eroi, io debba constatare come la strada della legalità sia difficile e tutta in salita. Dopo avere regolarmente iscritto mio figlio alla prima elementare del "prestigioso" istituto Collegio San Luigi della città in cui vivo, siamo stati contattati dalla segretaria che ci ha comunicato che dopo avere sottoposto l'iscrizione di mio figlio al preside, quando quest’ultimo ha visto il cognome ha detto: "non lo vogliamo qui", senza dare alcuna spiegazione. Sicuramente il figlio di Anemone o di Mangano lo avrebbero accolto. Purtroppo non appartengo a nessuna cricca, né ho rapporti con il Vaticano".

Antonio Leggieri

30 giugno 2010

 

 

La seconda giornata di deposizione del figlio dell'ex sindaco di Palermo

"Provenzano "consegnò" Riina

ai carabinieri in cambio dell'impunità"

"Dopo l'arresto di Vito Ciancimino fu Dell'Utri a subentrare nella trattativa Stato-mafia"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nuove rivelazioni di Ciancimino jr: "Soldi dei boss per fare Milano 2" (1° febbraio 2010)

Massimo Ciancimino (LaPresse)

Massimo Ciancimino (LaPresse)

PALERMO - Vito Ciancimino "diede indicazioni per la cattura di Totò Riina e convinse Bernardo Provenzano. Non fu facile, Provenzano non amava il tradimento". È il racconto di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, nell'aula bunker del carcere Ucciardone nella seconda giornata di deposizione al processo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura di Provenzano.

DELL'UTRI - Al centro del racconto ancora la trattativa tra Cosa nostra e Stato. "Dopo il suo arresto, a dicembre del '92, mio padre - ha detto Ciancimino junior - si convinse che era stato sostituito, scavalcato, nella trattativa tra lo Stato e Cosa nostra. E anni dopo mi rivelò che, secondo lui, il nuovo referente istituzionale sia della mafia che dei soggetti che avevano condotto la trattativa fosse Marcello Dell'Utri". Massimo Ciancimino ha parlato dei rapporti tra il senatore Dell'Utri e il boss Bernardo Provenzano, che usava nei contatti con il padre il nome di Lo Verde, facendo anche riferimento ad un pizzino. Ed ha anche fatto cenno ad un personaggio che avrebbe spinto il boss Totò Riina a proseguire nella strategia delle stragi. Un ignoto suggeritore che avrebbe fatto pressioni sul capomafia corleonese. Nelle ultime fasi della trattativa a cui prese parte il padre, dice Massimo Ciancimino, gli argomenti affrontati tra l'ex sindaco, Provenzano e l'agente dei servizi segreti "Franco" erano più ampi della sola cattura di Riina. "Era il 1992, l'anno dell'anno dell'avanzata della Rete e della Lega e si discuteva della necessità di non disperdere l'enorme patrimonio elettorale della Dc, di cercare cioè il riferimento in un'atra entità politica". In un pizzino letto in aula Provenzano dice a Ciancimino di aver parlato con "un amico senatore" di un provvedimento di clemenza, vista la salute dell'ex sindaco. "Anche se all'epoca il politico era solo un deputato, Provenzano era solito chiamare tutti senatori".

LA REPLICA - E Dell'Utri? "Cose inventate e inverosimili" per "gettare fango su di me e su Berlusconi". Così Marcello Dell'Utri commenta le dichiarazioni di Massimo Ciancimino. "Mi inquieta sapere chi gestisce Ciancimino - ha aggiunto - Ci sarà qualcuno che lo gestisce e che vuole buttare fango su di me e sul presidente Berlusconi". Sulle dichiarazioni di Ciancimino anche l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale del senatore Marcello Dell'Utri ha replicato: "Massimo Ciancimino prova a fare ciò che non è riuscito a fare suo padre: cioè accreditarsi presso la Procura di Palermo, vendendo un prodotto che non ha, per potere preservare in modo concreto il patrimonio, sicuramente ingente, che detiene all'estero".

VIA D'AMELIO - Tornando al racconto di Ciancimino questi ha asserito che il padre si sentiva indirettamente responsabile della strage di via D'Amelio, in cui morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, ha raccontato Massimo. "Mio padre si sentiva, anche se indirettamente, responsabile dell'ennesima strage. "Se questo è capitatato è anche colpa nostra", mi disse", ha deposto Massimo Ciancimino.

LA TRATTATIVA - Dopo la strage di via D'Amelio sarebbe ripresa la "trattativa" tra lo Stato e Cosa nostra, ha proseguito Massimo Ciancimino nella sua deposizione. "Mio padre mi disse che, per riuscire a catturare Riina, i carabinieri avevano bisogno di Provenzano. Nel momento in cui si percepisce la ferocia di Cosa nostra, mio padre reputa interrotto qualsiasi tipo di rapporto con Riina. Ma intorno al 22 agosto mi dice di riprendere i contatti con i carabinieri. L'incontro avviene nel suo appartamento di Roma tra il 25 e il 26 agosto, e ho un documento che ne prova il riscontro. Cambia totalmente l'oggetto del dialogo rispetto alla prima trattativa", ricorda Ciancimino jr. "In quel caso era una proposta iniziale delle istituzioni di possibili benefici verso i familiari e un atteggiamento più morbido verso i latitanti. La seconda fase è più operativa: dalla resa dei latitanti si passa alla volontà di catturare Riina. I carabinieri non ipotizzarono nemmeno la cattura di Provenzano, perché sapevano che grazie a lui sarebbero arrivati all'arresto di Riina. E per potere giungere a Riina avevano bisogno di mio padre".

TRADIMENTO - Vito Ciancimino discusse dell'arresto di Riina in diversi incontri tra agosto e novembre 1992 sia con Provenzano, sia con i carabinieri e con l'agente dei servizi segreti, finora mai identificato e dal teste indicato come Franco. "Portai io stesso le indicazioni per alcuni di questi incontri tra il 21 e il 25 luglio, dopo la strage di via D'Amelio", ha affermato Massimo Ciancimino. "In cambio del suo contributo per la cattura di Riina, Provenzano ottenne una sorta di impunità. Mio padre spiegò ai carabinieri che l'unica persona che poteva imprimere una rotta nuova alla strategia di Cosa nostra e far cessare le stragi era Provenzano e per questo doveva rimanere libero", ha detto Massimo Ciancimino. I carabinieri, secondo il suo racconto, avrebbero fatto avere a Vito Ciancimino "due tuboni gialli con documenti A3 contenenti le mappe di Palermo, tabulati telefonici, liste delle utenze di acqua, luce e gas". I documenti, ridotti a una zona più ristretta, sarebbero stati poi dati da Massimo Ciancimino a Bernardo Provenzano che li avrebbe restituiti con un cerchio su una zona tra il Motel Agip e via Pacinotti. È in quell'area che si trova via Bernini, dove Riina fu arrestato dai carabinieri il 15 gennaio 1993. Poco prima, però, il 19 dicembre 1992 Vito Ciancimino fu arrestato. "Mi chiamò dal carcere", ha detto Massimo Ciancimino. "Con lui c'era De Donno. Mi disse di consegnare le carte a De Donno. I carabinieri sapevano che le indicazioni per l'arresto di Riina arrivavano da Provenzano, ma Riina non doveva cogliere il senso del tradimento. La mancata perquisizione del covo di Riina dopo l'arresto, fu concordata tra mio padre e Provenzano e fu comunicata ai carabinieri. Era uno dei punti dell'accordo".

RIINA E LE STRAGI - Secondo Ciancimino jr., Riina era spinto a continuare nelle stragi da qualcuno, che è rimasto nell'ombra. "C’era una persona che pressava Riina, che gli diceva ad andare avanti nelle stragi. Provenzano e mio padre erano contrari a questo modo di fare". "Il nostro amico è molto pressato da un "grande architetto"", dice infatti un pizzino letto in aula inviato da Provenzano a Ciancimino.

PAPELLO E PIZZINI - Ciancimino jr. ha parlato anche poi del famoso "papello", il testo delle richieste della mafia allo Stato. "Nonostante che la cassaforte in cui tenevo i pizzini di Provenzano e il papello fosse in evidenza nella mia abitazione, i carabinieri nel 2005 per una perquisizione non l'aprirono". Ciancimino ha raccontato di avere suggerito lui stesso ai carabinieri la presenza della cassaforte che, però non fu toccata. Nel maggio 2006, sostiene sempre Ciancimino, un agente dei Servizi gli riferì che stavano per arrestarlo e lo invitò a portare i documenti all'estero. Tutto il materiale finì in un istituto bancario svizzero. "Alcuni dei pizzini li ho avuti personalmente da Provenzano, ma erano tutti riconoscibili, secondo un codice criptato all'interno degli stessi, che mio padre poteva riconoscere", ha raccontato il testimone. "Erano sempre in buste chiuse che io portavo a mio padre. Lui andava a prendere i guanti monouso sterili, usava il borotalco, apriva i pizzini, li leggeva e li richiudeva. Faceva sempre le fotocopie dei pizzini che metteva nel suo archivio. Temeva sempre una perquisizione e aveva paura che si potessero trovare gli originali con le impronte di Provenzano. Così preferiva fare le fotocopie". In un altro pizzino letto in aula ci sarebbe l'interessamento anche dell'ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, oltre che di Dell'Utri, per un provvedimento di clemenza a favore dei detenuti di Cosa nostra.

GARANZIE DA VIOLANTE - Garanzie da parte di Luciano Violante, all'epoca presidente della Commissione nazionale antimafia. Sarebbe stata questa la condizione posta da Vito Ciancimino ai carabinieri. In cambio del suo ruolo di intermediario nella trattativa tra Stato e mafia, l'ex sindaco chiedeva una garanzia per la tutela del suo patrimonio finito sotto sequestro. "Chiese espressamente la garanzia di Violante per avere benefici nei processi in corso e nelle misure di prevenzione", ha aggiunto Massimo Ciancimino. "Violante, essendo vicino ai giudici, in qualche modo poteva garantirgli la salvezza del patrimonio". Il capitano De Donno, che secondo la procura trattava con Ciancimino insieme all'allora capo del Ros, Mario Mori, "disse che si sarebbe attivato", aggiunge Ciancimino jr., "e mi preannunciò l'uscita di un articolo su Panorama" su una perizia del professore Pietro Di Miceli sulle condizioni di salute dell'ex sindaco, che nel frattempo tentò anche di avvicinare i magistrati della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. La deposizione di Massimo Ciancimino proseguirà lunedì 8 febbraio.

OSCURATO SITO ANTIMAFIA - Intanto il sito internet della testata AntimafiaDuemila è stato oscurato per un attacco di hacker dalle 23 del 31 gennaio fino a lunedì sera, proprio in corrispondenza dell'annunciata diretta streaming della deposizione di Ciancimino jr., hanno denunciato i responsabili della testata.

Redazione online

02 febbraio 2010(ultima modifica: 03 febbraio 2010)

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2010-06-30

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it/

2010-06-30

Pisanu: "Trattativa tra Cosa Nostra-governo? Sì, ci fu qualcosa del genere"

Negli anni delle stragi d mafia di quasi vent'anni fa, tra governo italiano e Cosa nostra "qualcosa del genere" di una trattativa "ci fu e Cosa Nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza". È quanto scrive il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, Giuseppe Pisanu, nella relazione 'I grandi delitti e le stragi di mafia 1992-1993' presentata oggi.

Nel dossier Pisanu ripercorre quel periodo, ricordando gli attentati, i morti e le 'manovre' organizzate dalla mafia per destabilizzare lo Stato. Secondo il senatore del Pdl "la spaventosa sequenza del 1992-93 ubbidì ad una strategia di stampo mafioso e terroristico, ma produsse effetti divergenti: perché se da un lato determinò un tale smarrimento politico-istituzionale da far temere al presidente del Consiglio in carica l'imminenza di un colpo di stato; dall'altro lato determinò un tale innalzamento delle misure repressive da indurre Cosa Nostra a rivedere le proprie scelte e, alla fine, a prendere la via, finora senza ritorno, dell'inabissamento. Nello spazio di questa divergenza - aggiunge - si aggroviglia quell'intreccio tra mafia, politica, grandi affari, poteri occulti, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato che più volte, e non solo in quegli anni, abbiamo visto riemergere dalle viscere del paese".

Per Pisanu, che lascia aperte le diverse discussioni politico-giudiziarie su quegli anni, è in ogni caso "ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della Borghesia mafiosa".

30 giugno 2010

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2010-06-30

Per Pisanu ci fu qualcosa come una trattativa tra Stato e Cosa Nostra

Cronologia articolo30 giugno 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 18:11.

*

*

*

*

"Negli anni delle stragi di mafia culminate con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino ci fu qualcosa di molto simile ad una trattativa tra Stato e Cosa Nostra". Sono le considerazioni alle quali è giunto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu, che ha illustrato la sua relazione su "I grandi delitti e le stragi di mafia del 1992-93". "È ragionevole ipotizzare - ha detto - che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica".

Citando Falcone, Pisanu ha sostenuto che "non esistono terzi livellì di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di cosa nostra", e quindi "ipotizzare l'esistenza di centrali del crimine, burattinai e grandi vecchi che dall'alto dettano l'agenda o tirano le fila della mafia, significa - secondo Pisanu - peccare di rozzezza intellettuale".

Ma dalla storia di quegli anni e dalle esperienze di personaggi politici e giudiziari di prim'ordine, se emerge "l'estraneità di governo alla trattativa" con la mafia, non si può escludere che "qualcosa del genere ci fu e Cosa Nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza".

Strage di Via D'Amelio. Sulla strage di Via D'Amelio e sugli sviluppi successivi - ipotizza Pisanu - la trattativa ebbe un impatto rilevante. Non è facile misurarne la portata a causa della segretezza delle indagini in corso. Secondo l'opinione prevalente il primo contatto fu stabilito nello spazio di tempo compreso tra la strage di Capaci e quella di Via D'Amelio e si protrasse fino al dicembre del '92, praticamente fino alla vigilia dell'arresto di Riina avvenuto il 16 gennaio successivo".

Di questi contatti (che nelle loro intenzioni costituivano un'ardita operazione investigativa) i due ufficiali informarono alcune autorità politico-istituzionali. Secondo l'ipotesi accusatoria "invece essi intavolavano un vero e proprio negoziato in virtù del quale Cosa Nostra poneva fine alle stragi e otteneva, in cambio, provvedimenti favorevoli all'organizzazione". Secondo Pisanu "questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto nella natura stessa della borghesia mafiosa"

 

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

IL MATTINO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilmattino.it/

2010-04-21

La GAZZETTA dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.gazzetta.it/

2010-02-11

CORRIERE dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.corrieredellosport.it/

2010-02-11

LA STAMPA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

2010-02-11

 

 

SORRISI e CANZONI

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

2010-02-11

 

WIKIPEDIA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.wikipedia.it

 

GENTE VIAGGI

http://www.genteviaggi.it/

AUTO OGGI

http://www.inauto.com/speciali/autooggi/index.html

QUATTRO RUOTE

http://www.quattroruote.it/

INTERNAZIONALE

http://www.internazionale.it/home/

2010-02-11

PUNTO INFORMATICO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

2010-02-11

 

IL SECOLO XIX

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

LIBERO

http://www.libero-news.it/

IL MONDO

http://www.ilmondo.rcs.it/

MILANO FINANZA

http://www.milanofinanza.it/

MOMENTO SERA

http://www.momentosera.it/home.php

ITALIA OGGI

http://www.italiaoggi.it/

2010-02-11

EUROPA QUOTIDIANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

2010-02-11

 

LA NAZIONE

http://www.momentosera.it/home.php

IL FOGLIO

http://www.ilfoglio.it/

 

IL MANIFESTO

http://www.ilmanifesto.it/

 

WALL STREET ITALIA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.wallstreetitalia.com/

 

 

ARCHEOLOGIA VIVA

http://www.archeologiaviva.it/

2010-02-11

AUDIO REVIEW

http://www.audioreview.it/

IL FISCO

http://www.ilfisco.it/

STAR BENE

http://www.starbene.it/

ABITARE

http://abitare.it/

BRAVA CASA

http://atcasa.corriere.it/

DONNA MODERNA

http://www.donnamoderna.com/home/index.jsp

SECONDA MANO

http://www.secondamano.it/

PC WORLD

http://www.pcworld.it/

2010-02-11

FINANCIAL TIMES

http://www.ft.com/home/europe/

2010-02-11

EL PAIS

http://www.elpais.com/global/

 

LE MONDE

http://www.lemonde.fr/

THE NEW YORK TIMES

http://www.nytimes.com/

THE WALL STREET JOURNAL

http://europe.wsj.com/home-page

MAIL & GUARDIAN

http://www.mg.co.za/

 

 

Edito in Proprio presso lo Studio, e Responsabile è lo STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO .

- Riferimaneti Leggi e Normative :- Michele Dalessandro ; Organizzazione, Impaginazione Grafica:- Francesca Dalessandro

La Proprietà intellettuale è dello Studio Tecnico Dalessandro e di FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO, salvo dove diversamente indicato.

Lo Studio Tecnico Dalessandro Giacomo e FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO declinano qualsiasi responsabilità per il contenuto dei SITI recensiti od indicati, in quanto la responsabilità del loro contenuto è dei Titolari dei Siti recensiti. Quanto da noi riportato è stato desunto dai Siti Medesimi, ed in buona fede ne riportiamo i contenuti.

Quando ci è possibile esprimiamo dei giudizi.

I visitatori sono invitati a valutarne personalmente la veridicità e l'esattezza dei contenuti.

Non essendo professionisti, ci scusiamo di eventuali errori di battitura, per i quali decliniamo qualsiasi responsabilità.

Il nostro sito non ha alcuno scopo di lucro. Non è nostro scopo violare la privacy di alcuni. Vi preghiamo di scusarci se lo facciamo.

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

http://www.cristo-re.eu